DA VEDERE
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TERZA TAPPA
TERZA TAPPA
La terza tappa parte da Rivoli Veronese e attraversa piccole località come Zuane, Ruina, Lubiara, Pozza Gallet e Masi fino ad arrivare a Spiazzi dove potrai gustare dall’alto la bellezza del santuario di Madonna della Corona, la nostra meta. Nel percorso incontrerai vere e proprie pagine di storia come il monumento di Napoleone, un antico crocevia che porta l’anno 1753 e forte Cimo che con i suoi 909 metri di quota a strapiombo sulla valle dell’Adige regala di per sé uno straordinario belvedere che raggiunge la chiusa di Ceraino e il Monte Pastello.
Rivoli fu teatro di battaglia il 14 gennaio 1797, quando le truppe napoleoniche impegnate nella campagna d'Italia affrontarono l'esercito austriaco che, agli ordini del generale Alvinczy, sembrava dovesse avere la meglio. L'esercito austriaco, che godeva di superiorità numerica (27.000 austriaci a fronte di circa 20.000 francesi), aveva circondato i nemici, ma questo si rivelò essere un errore. Napoleone, presente sul posto e coadiuvato da valorosi generali, riuscì a ribaltare la situazione riportando la vittoria dopo una cruenta battaglia, nella quale caddero morti o feriti 5.556 uomini, di cui 2.180 francesi e 3.376 austriaci.
Questa battaglia fu importante sia per l'avanzata dei francesi nel cuore dell'impero austro-ungarico, sia per Napoleone che, con questa vittoria, dimostrò ai francesi e a sé stesso di essere un abile stratega. Non solo Napoleone intitolò una via di Parigi a questa vittoria, “Rue de Rivoli", ma nel 1806 volle anche ricordare i caduti in battaglia con un glorioso mausoleo innalzato sulla piana dove lo scontro fu più cruento, nei pressi di Canale. Formato da una base su cui s’innalzava un obelisco di 12 metri culminante in un’urna cineraria, il monumento fu fatto abbattere dagli austriaci pochi anni dopo, nel 1814, nell’intento di cancellare l’onta per la grave sconfitta subita diciassette anni prima. Ciò che resta merita di essere conosciuto e visitato per fare memoria della nostra storia: un basamento di 8 metri per lato e alto circa 6, di proprietà dell’ambasciata francese, posto in luogo solitario e segnalato dallo sventolare della bandiera dai colori blu, bianco e rosso.
Il Comune di Caprino si situa nel settore sudorientale del Baldo e si estende su una parte pianeggiante, dove scorre il torrente Tasso, una zona pedemontana ed una montana. La contrada di Lubiara, posta in mezza collina, era uno dei centri medievali del territorio con cappella, dipendente dalla pieve di Caprino, dedicata a San Giovanni Battista. Si ipotizza che questa intitolazione leghi la località ai Cavalieri di San Giovanni o Gerosolimitani, poi chiamati di Malta. Assieme alla Madonna della Corona, che nel Quattrocento entra a far parte delle proprietà dell’ordine, e la Chiesa dedicata al Santo Sepolcro – oggi presso il cimitero di Caprino (da cui viene un gruppo scultoreo trecentesco del compianto sul Cristo morto del Maestro di Sant’Anastasia), la Chiesa di San Giovanni poteva far parte di un itinerario locale dedicato alle memorie gerosolimitane. Lubiara è ricordata per le sue attività marmifere che ebbero notevole sviluppo tra Sette-Ottocento. Dalle cave fu estratto anche il materiale per realizzare il vicino Forte San Marco, costruito dal Regio Esercito italiano tra il 1888 e il 1913, allo scopo di implementare la linea di difesa con il confine con l'Austria-Ungheria. Poco più a nord, prima di Spiazzi, si trovano i resti dell’altro forte italiano, il Cimo Grande.
Lungo i sentieri percorsi per recarsi alla Corona si incrociano numerosi capitelli ed immagini della Madonna, con la funzione di segnalare il percorso e invitare alla preghiera quanti salgono a piedi al Santuario.I “capitèi” o “stafoleti”, cioè i capitelli e le croci votive, nel territorio di Caprino si trovano lungo le strade, all’inizio e alla fine di un confine o all’imbocco di alcuni sentieri e nelle nicchie dei muri. La maggior parte dei capitelli sono dedicati alla Vergine Addolorata. Un bell’esempio è quello posto su via Monte Baldo, a Caprino. Le croci di marmo sono dislocate in pianura ai crocicchi delle strade mentre ai pascoli di alta collina sono riservate quelle in legno o in ferro.
A Lubiara, in particolare, si sviluppò l’arte degli scalpellini-scultori di cui si ricordano le croci di Antonio Tinelli (1737-1824). La Croce del gallo a Montecchio di Caprino, capolavoro di Tinelli del 1819, assieme agli strumenti della Passione di Cristo raffigura anche la Madonna della Corona. La pratica delle rogazioni, processioni di supplica accompagnate da litanie, legava tra loro questi luoghi. Da maggio a settembre era tutto un susseguirsi di processioni lungo croci e capitelli: il rosario di maggio, momento centrale per gli incontri fra ragazzi e ragazze, le processioni per le feste patronali e per gli altri santi di riferimento. Le feste religiose di S. Cristina a Ceredello, S. Rocco a Pesina, S. Bartolomeo a Pazzon, Sant'Eurosia a Rubiana, S. Pancrazio in Caprino, S. Zuane a Lubiara e S. Martino nell’omonima contrada, sono ciò che resta di questa religiosità popolare.
Situata a 580 m di quota, Pozza Galletto è il crocevia degli antichi sentieri che da Canale e Lubiara salivano a Spiazzi e al santuario. Il nome della località risale a una leggenda secondo la quale una pozza, ormai priva d’acqua, era abitata da una biscia, el Biso Galet, che cantava come un gallo impaurendo i passanti. L’area montana era collegata con la valle di Caprino attraverso due antichi assi viari.
L’antico “Campion delle strade del territorio veronese formato l’anno 1589” descrive la strada pubblica, chiamata strada Cavalara, che collegava la piana di Caprino allo Spiazzo del la Crose (Spiazzi): partiva da Canale, passava per Lubiara e di spingeva fino a Ferrara, ultimo comune del veronese, passando nella contrada di Spiazzi che allora apparteneva a Lubiara. L’altra “via communis” partiva dalla Pieve di Caprino, saliva per Vilmezzano, Braga, Pravazzar e giungeva al confine di Ferrara in località “el ponte della Ferrara”.
Per facilitare l’arrivo a Spiazzi di carri e carrozze, nel 1689 la Commenda veronese del Sovrano Militare Ordine di Malta chiese di poter realizzare una nuova strada nella zona Masi (Masi di Spiazzi): da Gamberon di Lubiara fino alla località “Brogiesco”. Molti proprietari donarono ben volentieri gli appezzamenti necessari “per amore di Dio e della Beata Vergine”. Le spese furono sostenute sia da oboli raccolti nel santuario e dalla Commenda, che da collette della popolazione locale, offerte in natura, come seta dalla piana atesina e burro e ricotta dagli abitanti di montagna. Grazie all’impiego di numerosi operai locali impiegati per sterrare e spianare il fondo stradale, l’opera si realizzò tra l’agosto e l’ottobre di quell’anno per un costo di circa 2.000 troni. Terminata questa via iniziarono i lavori per sistemare quella che saliva da Brentino e dal fondovalle. L’ampia strada panoramica che conduce oggi a Spiazzi arriverà solo intorno al 1960.
Custodito all’interno della proprietà della Casa Alpina Paolo Cabrini, il forte Cimo Grande, seppur in uno stato di abbandono, riesce a trasmettere ancora l’idea di forza difensiva per cui venne progettato e costruito tra il 1884 e il 1913 dal Genio Civile Militare italiano, a controllo dell’Adige in prossimità del confine con il Trentino. Insieme a forte San Marco e a quelli della Lessinia sulla sponda opposta, il forte Cimo Grande avrebbe dovuto sbarrare un possibile sfondamento austro-ungarico nella valle dell’Adige. In realtà, le sue quattro postazioni armate di cannoni in acciaio di fabbricazione italiana 149/35A, protette da cupole girevoli in cemento e acciaio, e le piazzole rotonde per la difesa dagli attacchi aerei, armate con cannoni 75/A, non spararono mai un colpo, dato che il forte era molto arretrato rispetto alla linea del fronte dopo l’entrata in guerra italiana nel maggio 1915.
Con i suoi 909 metri di quota a strapiombo sulla valle atesina il luogo regala di per sé uno straordinario belvedere che raggiunge la chiusa di Ceraino e il Monte Pastello.